«Non ho sparato ad altezza d’uomo». Si difende così Antonio Micarelli, il vigilante di 56 anni accusato di omicidio volontario per la morte di Anton Ciurciumel, il giovane rapinatore ucciso in una sparatoria il 6 febbraio scorso in via Cassia a Roma.
Micarelli sostiene di aver mirato al cofano di un’auto parcheggiata, ma il proiettile sarebbe stato deviato. Tuttavia, il video dell’accaduto mostra una dinamica diversa e gli inquirenti stanno verificando la sua versione con un'analisi balistica. Gli esperti di balistica lavorano per stabilire con precisione l’angolo e la traiettoria del proiettile che ha colpito il giovane.
Il 56enne ha risposto alle domande del giudice per oltre quattro ore, dichiarandosi pronto a pagare se riconosciuto colpevole. Intanto, le indagini continuano per rintracciare i tre complici del rapinatore, ancora ignoti. Gli investigatori stanno analizzando le testimonianze raccolte nella zona e le eventuali immagini di altre telecamere di sicurezza per ricostruire con esattezza la dinamica dei fatti. Il caso ha sollevato un acceso dibattito sull’uso della forza da parte dei vigilanti privati e sulle modalità di intervento in situazioni di emergenza. Si attende ora l’esito delle perizie per determinare eventuali responsabilità penali.