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Pino Daniele, fischi e proteste al concerto al Gesù di Napoli: «Il pubblico tagliato fuori»

2025-03-20 11,061 Dailymotion

(Video dalla diretta Facebook di Massimiliano Zinno, seguono video del CorrMezz e dalle pagine Vesuviana Trasporti Srl e Ghetto Soffittaman \ Testi e cronaca di Carmine Aymone)  Doveva essere il grande tributo a Pino Daniele nel giorno del suo 70esimo compleanno, nel giorno del suo onomastico e della Festa del Papà, visto anche il nutrito cast presente in scena, invece il concerto in piazza del Gesù sarà ricordato come il concerto della discordia. Già era sembrato assurdo un doppio tributo live alla stessa ora con il titolo simile (l’altro si è tenuto al Palapartenope) dedicato al lazzaro felice la cui musica è stata sempre tutt’altro che divisiva anzi all’insegna della contaminazione e del concetto di jam session, ma ieri sera il copione tragicomico ha raggiunto il suo zenith come dimostra anche il popolo del web che continua a scrivere da ore tutto il suo disappunto chiamandolo «il concerto della vergogna». Ovunque si legge: «Una piazza pubblica sequestrata dal salotto buono della città, da una elìte di prescelti e non si sa da chi».Il concerto dal titolo «Puorteme a casa mia – Je sto vicino a te forever», voluto da Nello Daniele nella piazza che si trova a poche centinaia di metri da dove è nato Pino e organizzato con la Regione Campania, Scabec, con il patrocinio del Comune di Napoli, è iniziato già con il piede sbagliato quando la conduttrice Serena Autieri ha confuso piazza del Gesù con piazza San Domenico Maggiore, scatenando una valanga di fischi dei presenti. La piazza ha così fatto da involontaria cornice ad un evento divisivo con due Napoli, quella dei 400 invitati (con quale criterio?) comodamente seduta in un’area protetta e recintata che ha occupato la maggior parte di un luogo già di per sé non idoneo ad ospitare eventi con grande affluenza di pubblico, e l’altra costretta ad immaginare il tutto da lontano, incastrata tra bagni chimici, transenne e auto delle forze dell’ordine, dietro la Guglia dell’Immacolata.A tutto questo si sono aggiunte esigenze televisive (il live è stato ripreso dalla Rai e andrà in onda il 20 aprile) che hanno finito di stravolgere la piazza rendendola ancora di più televisiva, “allontanandola” dai non vip che non hanno potuto beneficiare neanche di un maxischermo e di un impianto audio più vicino a loro. C’è stato a questo punto un problema di comunicazione, che ha presentato da tempo l’evento come “concerto aperto alla città”: sulla pagina del Comune di Napoli, c’era scritto “l’accesso è libero”. Forse era più giusto dire: trasformeremo piazza del Gesù in un grande studio tv a cielo aperto con 400 comparse sedute comodamente in fila, per registrare un evento da trasmettere poi.Invece ieri sera si è assistito al triste spettacolo di due Napoli divise in piazza del Gesù da un muro (di transenne), lo stesso muro metaforico (fino a un certo punto) che continua a dividere Posillipo da Forcella, il Vomero dalla Sanità, Chiaia da Scampia, i Quartieri Spagnoli da Santa Lucia, e tutto questo proprio nel giorno del compleanno di Pino.Eppure quando Napoli seppe della morte del lazzaro felice in piazza del Plebiscito ci fu un flash mob spontaneo e a salutarlo tutti insieme c’era una sola città che si teneva per mano condividendo ricordi, sospiri e lacrime. Sicuramente il bluesman ieri in piazza del Gesù avrebbe fermato tutto, sarebbe sceso dal palco, avrebbe superato le fila delle sedie vip e avrebbe cantato ‘A me me piace o blues solo chitarra e voce con gli altri.Non dimentichiamo che Pino Daniele (così come tanti della sua generazione come Enzo Avitabile, Enzo Gragnaniello, Edoardo ed Eugenio Bennato…) è stato un musicante, un nomade senza frontiere, barriere, muri, proprio come la sua musica; un eroe romantico di una generazione di anonimi eroi che non voleva più essere perdente, quella che lottava per un futuro migliore, non più solo nei Quartieri Spagnoli napoletani, ma anche in quelli di altre città come Palermo, Bari, Roma, Milano, Genova… in tutte le dark side d’Italia. Napoli da sempre è ‘na meravigliosa canzone, grazie anche all’opera del mascalzone latino, ma una canzone che deve essere per tutti.